La curva di Laffer è una classica
curva a campana, avente cioè un minimo e un massimo ed è pertanto
vincolata dal teorema di Weierstrass.
Essa rappresenta la relazione tra la
pressione fiscale ed il gettito che se ne ricava; e dispone la prima
sulle ascisse e il secondo sulle ordinate.
Il minimo del gettito si presenta
infatti con la pressione fiscale nulla, ovviamente nessuna
imposizione gettito nullo, ma anche nel caso di imposizione totale,
cioè prelievo del 100% dei ricavi.
Laffer sosteneva che il punto massimo
della campana (Gmax) rappresentasse la corretta imposizione fiscale,
aumentando la quale il gettito diminuiva, motivando questa caduta di
gettito con l'insorgere progressivo di tre fattori: l'elusione,
l'evasione, e la sottrazione.
Applicazione Territoriale
La teoria di Laffer è stata contestata
da noti economisti, ma mantiene una sua concretezza, soprttutto in
situazioni limite.
Nel Nord Italia, in quel territorio
ormai identificato dalla MacroRegione del Nord, le condizioni limite
si sono manifestate intensamente, e l'efficacia predittiva della
curva di Laffer è emersa con chiarezza.
Trattandosi di territori in cui la
pressione fiscale si mantiene altissima a fronte di un substrato
produttivo tra i più distribuiti d'Europa, e sentendosi la
produzione tradita in quel contratto stato/contribuente che vorrebbe
un serio resoconto in termini di investimenti e servizi a fronte di
somme pagate, qui l'evasione impera, così come l'elusione.
Risultando impossibile aumentare
un'evasione già altissima per motivi di sopravvivenza aziendale,
l'incremento della pressione fiscale portato avanti dal governo Monti
ha suscitato nel territorio in questione l'effetto Laffer, non su
evasione ed elusione, già altissime, ma sulla sottrazione, quella
delocalizzazione fiscale che la vicinanza di paesi con tassazione
normale risulta essere l'unica speranza per svariati futuri
aziendali.
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