domenica 20 gennaio 2013

La Curva di Laffer (Applicazione Territoriale)


La curva di Laffer è una classica curva a campana, avente cioè un minimo e un massimo ed è pertanto vincolata dal teorema di Weierstrass.
Essa rappresenta la relazione tra la pressione fiscale ed il gettito che se ne ricava; e dispone la prima sulle ascisse e il secondo sulle ordinate.
Il minimo del gettito si presenta infatti con la pressione fiscale nulla, ovviamente nessuna imposizione gettito nullo, ma anche nel caso di imposizione totale, cioè prelievo del 100% dei ricavi.
Laffer sosteneva che il punto massimo della campana (Gmax) rappresentasse la corretta imposizione fiscale, aumentando la quale il gettito diminuiva, motivando questa caduta di gettito con l'insorgere progressivo di tre fattori: l'elusione, l'evasione, e la sottrazione.



Applicazione Territoriale

La teoria di Laffer è stata contestata da noti economisti, ma mantiene una sua concretezza, soprttutto in situazioni limite.
Nel Nord Italia, in quel territorio ormai identificato dalla MacroRegione del Nord, le condizioni limite si sono manifestate intensamente, e l'efficacia predittiva della curva di Laffer è emersa con chiarezza.
Trattandosi di territori in cui la pressione fiscale si mantiene altissima a fronte di un substrato produttivo tra i più distribuiti d'Europa, e sentendosi la produzione tradita in quel contratto stato/contribuente che vorrebbe un serio resoconto in termini di investimenti e servizi a fronte di somme pagate, qui l'evasione impera, così come l'elusione.
Risultando impossibile aumentare un'evasione già altissima per motivi di sopravvivenza aziendale, l'incremento della pressione fiscale portato avanti dal governo Monti ha suscitato nel territorio in questione l'effetto Laffer, non su evasione ed elusione, già altissime, ma sulla sottrazione, quella delocalizzazione fiscale che la vicinanza di paesi con tassazione normale risulta essere l'unica speranza per svariati futuri aziendali.

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